Il sistema endocannabinoide e l’uso terapeutico della cannabis

Il sistema endocannabinoide e l’uso terapeutico della cannabis
Il sistema endocannabinoide (ECS) è un complesso sistema molecolare/biologico
scoperto nei mammiferi nel 1988. La parola “endocannabinoide” fu coniata dopo
l’identificazione dei recettori di membrana per il THC, uno dei due fitocannabinoidi
maggiori della cannabis, insieme al CBD.
L’ECS svolge un ruolo fondamentale in molti processi fisiologici come omeostasi,
comportamento alimentare/appetito, comportamento emotivo, funzioni
nervose, neurogenesi, neuroprotezione, apprendimento, memoria, dolore.

Negli ultimi anni c’è stato un crescente interesse per il ruolo dell’ECS nei processi
di salute e malattia ed è stato utilizzato come target della farmacoterapia per
un’ampia gamma di malattie, tra cui dolore, emicrania, glaucoma, malattie
neuromotorie e neurodegenerative, malattie respiratorie come l’asma,
malattie cardiovascolari come ictus e aterosclerosi, malattie su base
infiammatoria-autoimmune come sclerosi multipla, lupus, artrite reumatoide e
sclerotizzanti come la sclerodermia. L’ECS è ampiamente distribuito in tutto il
corpo e fa parte di percorsi di segnale coinvolti nella fisiopatologia di molte
malattie.
Gli elementi che fanno parte dell’ECS includono i recettori, i loro ligandi e gli enzimi
responsabili della loro sintesi e degradazione. Sono stati identificati:
1) le tre classi principali di recettori con cui i cannabinoidi interagiscono
(recettori proteici accoppiati G come GPCR), i canali ionici sensibili (es.
TPRV1) e i recettori nucleici (es.PPAR).
2) i ligandi endogeni AEA e 2-AG

3) gli enzimi metabolici responsabili della sintesi e della degradazione degli
endocannabinoidi.

Con l’acquisizione di maggiori conoscenze sull’ECS, è aumentato l’interesse nella
ricerca e sviluppo di nuove strategie terapeutiche.
Il dolore è un sintomo legato a molte malattie. Sia le prove aneddotiche che quelle
scientifiche supportano l’uso di cannabis nella gestione del dolore, sia come
farmaco autonomo che come adiuvante. La cannabis e i suoi metaboliti secondari
possono essere un’alternativa, più sicura e che non crea dipendenza, agli
oppiacei, ai FANS e alla maggior parte degli antidolorifici.
Esistono forti prove precliniche che supportano il grande potenziale del CBD come
agente ansiolitico e panicolitico e studi su animali hanno dimostrato che il CBD
riduce gli effetti avversi dello stress cronico.
L’infiammazione accompagna molte malattie, inclusi certi tipi di cancro, asma e
malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, la colite, la sclerosi multipla, la
sclerodermia. I cannabinoidi sono agenti antinfiammatori molto potenti e
immunosoppressori e hanno la capacità di regolare la produzione di citochine e
chemochine. Pertanto, possono essere strumenti utili nel trattamento di questi
disturbi.
Gli studi hanno dimostrato che i cannabinoidi, incluso il CBD, hanno un ruolo
cardioprotettivo e che CBD e altri cannabinoidi causano un rilassamento delle
pareti dei vasi sanguigni. Come agente ansiolitico, il CBD mitiga la risposta
cardiovascolare quando diventiamo ansiosi o stressati.

Il THC ha dimostrato effetti positivi sull’ossigenazione cerebrale e un aumento
del flusso sanguigno nella corteccia prefrontale e può essere, quindi, valido nel
trattamento dell’ictus. Inoltre, le proprietà antispastiche del CBD possono essere
utili in pazienti con spasticità post-ictus.
I cannabinoidi hanno dimostrato proprietà analgesiche, antiemetiche e
antinausea e sono stati studiati ed utilizzati in pazienti oncologici sottoposti a
chemio o radioterapia e nei pazienti affetti da AIDS. Oltre alle consolidate
proprietà palliative, diversi fitocannabinoidi esercitano proprietà anticancro
attraverso diversi meccanismi d’azione.
Nelle malattie neurodegenerative i cannabinoidi hanno dimostrato dare sollievo a
molti sintomi associati, per le dimostrate proprietà analgesiche, ansiolitiche,
antispastiche e immunosoppressive che possono aiutare a combattere alcuni
disturbi neurologici. E’ anche noto che i cannabinoidi svolgono un ruolo nella
modulazione della neuroinfiammazione e nel miglioramento della
neuroprotezione.
Molteplici prove scientifiche confermano il successo della cannabis nel ridurre la
frequenza degli episodi convulsivi nell’epilessia.
L’uso della cannabis per le patologie della pelle ha le sue radici nella medicina
tradizionale cinese e nella medicina araba, dove i preparati vegetali venivano usati
per trattare la caduta dei capelli, le eruzioni cutanee, le ferite e le ulcere. Gli studi
clinici moderni riportano che la cannabis ha effetti terapeutici significativi contro
lesioni cutanee, ustioni e prurito. Gli unguenti sono stati utilizzati e studiati per il
trattamento delle ulcere sclerodermiche e sono dimostrati anche gli effetti
antifibrotici.

Prove cliniche sostengono l’uso terapeutico dei cannabinoidi nel trattamento di
molte patologie, sia con l’utilizzo di una singola molecola
(es. CBD), sia e
soprattutto con l’estratto dell’intero fitocomplesso della pianta. I risultati clinici con
preparati a base di cannabis sono molto promettenti per diversi disturbi, malattie
neurodegenerative e dolore neuropatico tra gli altri.
Francesca Valguarnera per APS Tutela Pazienti Cannabis Medica 25 feb 2023

Per approfondimenti:

Per approfondimenti:
1) “The endocannabinoid system: a potential target for the treatment of various diseases”
da International Journal of Molecular Sciences del 31 ago 2021
2) “Cannabinoids: therapeutic use in clinical practice” da International Journal of
Molecular Sciences del 19 mar 2022


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