La cannabis è uno dei più antichi e versatili medicinali utilizzati, ma il suo meccanismo d’azione è stato sconosciuto fino al 1964, con la scoperta del THC.
Già negli anni ’60 alcuni autori parlavano di CBD, CBG, THCV, CBC, ma la maggior parte degli studi erano focalizzati sull’effetto psicoattivo del THC. Solo di recente si è posta attenzione alla complessa farmacologia della pianta e alle interazioni tra i suoi componenti.
La cannabis è composta da una complessa miscela di metaboliti; sono stati identificati circa 500 elementi, di cui 125 cannabinoidi.
I cannabinoidi
Tra i cannabinoidi costituenti della cannabis, il THC è il principale componente psicoattivo e svolge un’azione analgesica, miorilassante e antispastica. Inoltre, è un broncodilatore, neuroprotettivo e antiossidante; ha 20 volte il potere antinfiammatorio dell’ aspirina. È necessaria la decarbossilazione dell’acido, con il tempo o il calore, perché sia farmacologicamente attivo.
Il CBD, oltre a svolgere un effetto analgesico, ha un’azione neuroprotettiva e antiossidante più potente dell’ascorbato o tocopherol. Inoltre, essendo un antagonista di GPR55, ed anche GPR18, ha un ruolo terapeutico nei disordini di migrazione cellulare, come l’endometriosi. Il CBD è dimostrato essere utile come agente antiepilettico, in particolare per il trattamento dell’epilessia pediatrica non responsiva.
Oltre il THC e il CBD, altri maggiori cannabinoidi identificati sono il THCV, il CBN. il CBG e il CBC.
Il THCV ha una preponderante azione anticonvulsivante.
Il CBG ha effetti analgesici e anti-eritematosi e un blando effetto antifungino. Inoltre inibisce la proliferazione keratinocitica.
Il CBC ha attività anti-inflammatoria e analgesica. Contrasta e riduce l’intossicazione da THC.
Il CBN, giudicato inattivo quando venne testato su volontari come molecola singola, produsse efficacia abbinato al THC. Il CBN è anticonvulsivante e antinflammatorio.
Gli studi recenti dimostrano che gli effetti farmacologici dei fitocannabinoidi dipendono dalla loro capacità di interagire con i recettori endocannabinoidi e con altri target chimici, compresi recettori non cannabinoidi.
Terpeni, fenoli, flavonoidi e alcaloidi
I costituenti non cannabinoidi della cannabis includono: fenoli, flavonoidi, terpeni, alcaloidi e altri. I fenoli sono sostanze chimiche ricche di proprietà antiossidanti protettori dell’organismo contro eventuali funghi, piaghe e raggi ultravioletti. I terpeni, di cui gli studi riportano circa 120 tipi differenti, sono caratteristici dell’aroma della pianta e di tutti i profumi e gli aromi comuni. I flavonoidi, hanno la funzione di conferire la pigmentazione alle piante per attrarre impollinatori e contribuire alla protezione da piaghe, malattie o altri danni eventuali. Gli alcaloidi hanno nella loro struttura chimica gruppi aminici (-NH2) che attribuiscono a questa un carattere basico. Sono amari o di cattivo sapore per azione di protezione della pianta.
Effetto entourage della cannabis
È dimostrato che l’estratto dell’intera pianta è farmacologicamente più efficace della somministrazione isolata dei singoli elementi, il che suggerisce una sinergia funzionale tra i vari componenti chimici. La prima descrizione di questo fenomeno, detto effetto entourage, fu di Karniol e Carlini, che scoprirono che il CBD potenzia l’effetto analgesico del THC. Il THC è stato il primo focus della ricerca. Più di recente, i contributi sinergici dei componenti alla farmacologia e analgesia sono stati dimostrati scientificamente e l’effetto entourage si è rivelato di interesse terapeutico. Particolare attenzione viene posta all’ interazione di fitocannabinoidi e terpeni, che crea una sinergia riguardo al trattamento di dolore, infiammazione, depressione, ansia, epilessia, infezioni fungine e batteriche. Il monoterpene myrcene, è in grado di ridurre la nocicezione prodotta da stimoli termici e meccanici, così come l’infiammazione. Gli studi hanno evidenziato il ruolo dell’interazione del myrcene insieme al CBD nel controllare il dolore e l’infiammazione articolare cronica.
Le evidenze scientifiche dimostrano che i componenti non cannabinoidi agiscono da antidoto per gli effetti da intossicazione da THC e ne aumentano l’effetto terapeutico.
In conclusione, gli studi effettuati sugli effetti terapeutici della cannabis, indicano una efficacia dei suoi elementi, cannabinoidi e non, che si esprime al meglio con l’utilizzo dell’intero fitocomplesso .
Francesca Valguarnera
Per approfondimenti:
-1) “Cannabinoids, Phenolics, Terpenes and Alkaloids of Cannabis”
da Molecules del 26 maggio 2021
-2) “Anti-Inflammatory and Analgesic Properties of the Cannabis
Terpene Myrcene in Rat Adjuvant Monoarthritis”
da International Journal of Molecular Sciences del 17 luglio 2022-
-3) “Taming THC: potential cannabis synergy and phytocannabinoid-terpenoid entourage effects”
Da British Journal of Pharmacology del 7 agosto 2011